Contanti sì, contanti no. Non è il verso di una canzonetta sanremese, ma è l’ultimo terreno di scontro tra i ministri del Governo, da un lato il titolare dell’Economia, Fabrizio Saccomanni che propone di abbassare la soglia massima di mille euro per i pagamenti “cash”, dall’altro il vice premier Angelino Alfano che, via twitter, sostiene la necessità di “aumentare l’uso del contante e contrastare l’evasione consentendo, attraverso scontrini e fatture, di scaricare tutte le tasse”. Il modello buono, e da seguire, sarebbe quello americano dove tutto è “scaricabile”:
Saccomanni, ispirato più dalle regole ragionieristiche che non da quelle del mercato, appare totalmente scollegato dalla realtà. La ratio della sua idea poggia sulla convinzione che la lotta all’evasione debba essere attuata mediante un controllo di tutte le transazioni economiche, siano esse macro come quelle finanziarie e immobiliari siano esse micro come quelle commerciali.
Pensare di contrastare l’evasione utilizzando la moneta elettronica anche per i piccoli pagamenti è indubbiamente un pensiero fantasioso.
Occorre precisare che la moneta elettronica altro non è che il corrispettivo titolo di credito dei nostri depositi bancari, pertanto essa è essenzialmente funzionale all’ esigenza del sistema creditizio di garantirsi liquidità. Da questo punto di vista, la scelta di eliminare il contante appare dettata non solo dall’ utilità dello stato di contrastare l’evasione, ma anche dall’utilità delle banche.
Ma ha senso aiutare stato e banche e ridurre l’efficienza con cui la moneta trasporta il valore ossia l’utilità della moneta come mezzo di scambio?
Se il provvedimento venisse attuato, vi sarebbe il forte rischio che alcune transazioni non possano più concludersi o che si allunghino i tempi con cui esse vengono portate a termine, introducendo in tutti i settori dell’economia delle inefficienze.
Così, adottando un sistema centralizzato e dirigista come quello prospettato da Saccomani, ci allontaniamo dalla massimizzazione dell’ utilità degli agenti egemonici che dovrebbe essere la base dell’economia di mercato e che dovrebbe estrinsecarsi anche nella scelta dello strumento di pagamento ottimale.
Un Paese compiutamente liberale, come dovrebbe essere il nostro, non può accogliere favorevolmente le idee di Saccomanni, pertanto è necessario che tutte le forze liberali si impegnino a ribadire l’essenzialità di avere un circolante monetario. Se eliminassimo il contante ed ogni minimo pagamento, anche quello per un pacchetto di caramelle, dovesse essere effettuato con “carte”, allora daremmo il colpo mortale alla nostra economia.
Prima di far morire l’economia, forse è meglio chiedere la testa del Ministro ragioniere.